Luce e buio

Sento il vetro dell’ennesima bottiglia incontrare quella appena abbandonata al proprio destino, di quel vuoto che qualche volte assomiglia, che spesso lascia spazio al prossimo anelito.
Ma a me non restano che quei suoni, che spesso sanno di antiche campane tibetane, con quell’inarrestabile vibrazione, la stessa che mi muove e mi agita, manco fossi anch’io uno strumento da cui scaturiscono certe note, certamente non perfettamente in armonia, ma comunque in cerca di un luogo a cui offrire la propria partecipazione.
So di essere goffo, forse anche per nulla elegante, con le mie movenze da selvaggio o volgare più o meno incapace.
Tuttavia, per grazia o per semplice esistere, mi offro all’agognante spettacolo, nella semplice speranza di aver un frammento di luce nel mio, quasi totale, buio.
Giuseppe.